Continua l’iter parlamentare del nuovo Codice della Strada: dopo le numerose audizioni degli scorsi mesi, il 14 maggio 2019 è stato adottato un testo-base unificato e il prossimo 3 giugno è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti. Per questo qualche giorno fa il coordinamento informale delle associazioni della ciclabilità, della mobilità dolce e della sicurezza stradale ha scritto ai deputati dell’XI Commissione Trasporti per chiedere l’introduzione del limite di 30 km/h nelle strade locali in città e del doppio senso ciclabile: due norme rimaste fuori dalla porta dal testo-base, che però potrebbero rientrare dalla finestra sotto forma di emendamento.
La richiesta collettiva è firmata da FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), Salvaiciclisti, Italian Cycling Embassy, Legambiente – Legambici, Fondazione Michele Scarponi, Alleanza Mobilità Dolce, Kyoto Club, Famiglie senz’auto, BikeToSchool Roma, Napoli pedala, Milano Bicycle Coalition. Tutte realtà attive nell’ambito della mobilità a piedi e in bicicletta che anche in occasione delle audizioni avevano già espresso posizioni molto vicine tra loro: doppio senso ciclabile (cioè “senso unico eccetto bici”) e limite di 30 km/h in città erano alla base delle memorie depositate.
Questi due punti, fondamentali per migliorare la sicurezza e la fruibilità delle strade per tutti, vanno nella giusta direzione per trasformare l’Italia in un Paese ciclabile e, infatti, erano presenti anche nella relazione di Paolo Pinzuti, editore di Bikeitalia, quando era stato audito in Commissione: rappresentano le basi su cui poggiare un Codice della Strada realmente innovativo e il pressing di chi ha a cuore le sorti della mobilità è più che giustificato.
Tra le norme già presenti nel testo-base ci sono le strade scolastiche, l’uso promiscuo delle preferenziali e la casa avanzata per i ciclisti ai semafori: tutti provvedimenti che, insieme con la riformulazione del comma 9-bis dell’articolo 7 sulla ZTL, vanno nelle direzione di un nuovo paradigma di mobilità.
Ne è convinto anche il vicepresidente della Commissione Trasporti Diego De Lorenzis (M5S) che, raggiunto telefonicamente da Bikeitalia, parla di “cambiamento culturale” a partire anche dal lessico: l’utente non è più indicato come “debole” ma diventa “vulnerabile” (e tra questi, oltre ai pedoni e ai ciclisti, vengono ora annoverati anche scooteristi/motociclisti, ndr) una maggiore attenzione da parte del Codice della Strada che fa il paio anche con l’inasprimento delle sanzioni per la sosta vietata in area pedonale, così come la necessità di meno passaggi burocratici per la verifica dei punti sulla patente.
Per quanto riguarda l’introduzione nel testo-base della distanza minima di un metro mezzo da lasciare alla bici in fase di sorpasso, De Lorenzis ammette che si tratta di un primo passo che vuole lanciare soprattutto un messaggio per la sicurezza di chi pedala e troppo spesso è vittima di sorpassi azzardati: responsabilizzare l’utente motorizzato è prioritario.
Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, l’iter della legge riprenderà il suo cammino a Montecitorio il 3 giugno con la presentazione degli emendamenti da parte dei deputati – ed è già in questa sede che potrebbero trovare spazio quello sul limite di 30 km/h in città e sul doppio senso ciclabile – e poi saranno votati in aula entro l’estate. Il passaggio al Senato dovrebbe avvenire in autunno e, se non ci saranno sostanziali modifiche, l’approvazione definitiva potrebbe avvenire sperabilmente entro l’anno o, al più tardi, nel primo trimestre 2020.
Per il momento due proposte di modifica targate Lega – l’innalzamento del limite a 150 km/h in autostrada e l’introduzione del casco obbligatorio per chi va in bici – sono restati fuori dal testo-base e non dovrebbero trovare spazio negli emendamenti, però il risultato delle elezioni Europee potrebbe pesare, cambiare gli equilibri e sparigliare le carte. Per questo chi ha a cuore la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale continuerà a seguire l’iter parlamentare del Codice della Strada e terrà alta l’attenzione, come in effetti sta già facendo da tanti, troppi anni di riforme annunciate che tardano ad arrivare.
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