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Continua l’impresa di Omar Di Felice intorno al Circolo Polare Artico

Continua l’impresa di Omar Di Felice intorno al Circolo Polare Artico

Omar Di Felice continua a pedalare intorno al Circolo Polare Artico. Sono passate due settimane da quando l’ultracyclist romano Omar Di Felice ha dato le prime pedalate dell’ambizioso progettoBike 1.5 °C – Arctic World Tour. Quando si vive un viaggio su due ruote, esposti costantemente agli elementi, al mondo, in 14 giorni può succedere davvero di tutto.

Omar Di Felice foto drone
L’impresa di Omar Di Felice in bici intorno al Circolo Polare Artico

In soli 5 giorni e 8 ore – il 7 febbraio – ha coperto i primi 800 chilometri dei 4.000 previsti nell’intero itinerario attorno al Circolo Polare Artico. In questa ampia distanza da Petropavlovsk a Ust’-Kamčatsk, Omar ha tenuto una media di 160 chilometri al giorno, davvero impressionante considerando la difficoltà di pedalare su un terreno ghiacciato con copertoni chiodati e spesso con un vento gelido contro. Difficile anche perché sono i chilometri di acclimatamento, il corpo, per quanto si possa pedalare sulle nostre montagne in inverno, non è completamente pronto ad affrontare temperature polari. Senza contare che gli inverni nella nostra Penisola sono sempre più brevi e miti. Segno inequivocabile del cambiamento climatico del nostro Pianeta.

Omar Di Felice bici Wilier Triestina montata Shimano circolo polare artico

Proprio Omar, mentre affronta il gelo ci ricorda che: “In Russia, dove il tasso di riscaldamento globale è 2,5 volte superiore rispetto alla media mondiale (secondo un rapporto del servizio federale di idrometerologia e monitoraggio del governo russo, Roshidromet) il territorio negli ultimi dieci anni si è riscaldato di 0.43°C a fronte di una media nel resto del mondo dello 0.17°C. Quasi il 20% del territorio russo, infatti, è all’interno dei confini artici. Per questo motivo il grido d’allarme deve suonare fortissimo in una delle regioni più devastate e impattate dai cambiamenti climatici”.

Come sempre in un’impresa ciclistica uno dei grandi ostacoli per la realizzazione è il meteo. Se poi si pedala nell’artico con temperature sotto lo zero la minima variazione può compromettere l’intera impresa. Un vento che soffia a -25 °C non è lo stesso che soffia a 20 °C, il wind-chill (letteralmente freddo del vento) può far percepire temperature molto al di sotto di quelle segnate dalla colonnina di mercurio.

Proprio il meteo ha fermato per qualche giorno Omar a pochi chilometri dalla mèta. Una bufera di neve ha imposto la chiusura della strada di montagna tra Klyuchi e Ust’-Kamčatsk, ma appena si è aperto uno spiraglio è salito nuovamente sui pedali per raggiungere la mèta.

Omar Di Felice bufera di neve circolo polare artico

Meta che in realtà è solo l’inizio di questo grande progetto, come da lui stesso sottolineato nel post in cui annuncia la conclusione della tappa: “È strano raggiungere un traguardo sapendo che è solo l’inizio e che una lunga ed estenuante traversata altri non è stata che un riscaldamento per tutto ciò che mi attende”.

E infatti, giusto qualche giorno di riposo ed eccolo nuovamente pronto ad affrontare il secondo troncone del giro artico, 1.200 chilometri da Murmansk, Russia, a Tromsø passando per la Finlandia ed un lembo di Svezia.

Omaar Di Felice impresa estrema circolo polare artico

Lo accolgono temperature decisamente più rigide rispetto alla Kamchatka, d’altra parte ci troviamo quasi 10 gradi più a Nord, una differenza che sul termometro segna i -35°C. Giorni pieni a ritmi davvero fuori dal normale, 13 ore sui pedali per 248 chilometri in un giorno, lo portano vicino al confine con la Finlandia.

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Gli ultimi 120 chilometri li segnala come da dimenticare. Forti dolori addominali e nausea hanno quasi spinto l’ultracyclist ad abbandonare la bicicletta e coprire a piedi i 4 chilometri restanti che lo speravano dall’unico punto di sosta della giornata. Proprio nell’istante dell’abbandono è intervenuto un poliziotto che lo ha accompagnato alla sosta.

Superati i problemi fisici arrivano quelli diplomatici. Attraversare confini terrestri è sempre una scommessa, queste linee immaginarie di cui solo noi esseri umani siamo a conoscenza, sono davvero labili, soggette spesso al clima politico del momento. Per cui cambio di programma, ed il confine dovrà superarlo scortato dalla polizia. Ma quando sei nel pieno di una impresa del genere il dissapore svanisce subito, basta rimontare in sella e tutto scompare.

“Che poi a vederlo bene il bicchiere, ha sempre una metà piena” scrive Omar tirando le somme di questa giornata davvero difficile. Ancora fisicamente indebolito riassume in poche righe l’essenza di un viaggio in bicicletta: “Ma si sa, se impariamo a fare un passo dopo l’altro, senza mai guardare troppo oltre, poi le cose accadono”.

Omar Di Felice circolo polare articolo aurora boreale

Arrivato a Rovaniemi, la città di Santa Claus, ci ricorda che il più grande regalo che possiamo farci è non smettere mai di sognare, anche quando apparentemente, come Omar, potremmo aver già fatto di tutto.

[Le foto a corredo del testo sono tratte dal profilo pubblico Facebook di Omar Di Felice]

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