_In Evidenza

Un decennio di Bikeitalia

Un decennio di Bikeitalia
TAGS: Bikeitalia

Oggi è un giorno speciale qui in casa Bikeitalia: sono passati 10 anni dal giorno in cui abbiamo messo online questo sito e mi si perdonerà se per quest’occasione indulgerò in una massiccia dose di autoreferenzialità.

È che questi 10 anni sono stati un viaggio incredibile e ci sono molte cose che non abbiamo mai raccontato pubblicamente, ma forse oggi è il momento giusto per farlo.

Era il 1 luglio del 2013, dicevo, Bikeitalia.it veniva messo online e nessuno di noi sapeva cosa aspettarsi.

Pochi mesi prima Alessandro, compagno di viaggio nella campagna #salvaiciclisti mi disse una cosa estremamente ragionevole: “tu hai un blog che parla di bici, io ho un blog che parla di bici: perché non li uniamo e non creiamo una testata giornalistica dedicata alla mobilità ciclistica e al cicloturismo? Chiamiamola Bikeitalia”.

“Perché no?” dissi. Il nome non mi faceva impazzire, ma non avevo niente di meglio da proporre se non il sottotitolo “trasformiamo l’Italia in un Paese ciclabile”.

Il problema grosso erano i soldi: per fare un sito di informazione ci serviva un’agenzia che si occupasse degli aspetti grafici e di programmazione e io ero disoccupato da più di un anno. Venivo da un anno in cui avevo fatto un lungo viaggio in bicicletta in Sud America, mi ero trasferito in Turchia per iniziare una nuova vita, avevo lanciato la campagna Salvaiciclisti e avevo rifiutato una posizione da sales manager in una multinazionale di batterie per auto.

4.000 € mi sembravano un mucchio di soldi e la cosa migliore che mi venne in mente di fare fu di contattare le aziende di bici, raccontare il progetto e proporre loro di acquistare la pubblicità per un anno sul nostro magazine che ancora non esisteva. Ricevetti una sola risposta, da parte di un’azienda veneta: Selle Royal. Era un sì.

La prima versione del logo di Bikeitalia
2013: il primo logo di Bikeitalia

Io e Alessandro non ci potevamo credere: erano 4 mila euro, ma se fossero stati 40 mila euro avremmo reagito allo stesso modo, perché era la dimostrazione che non esistevano problemi che non potessero essere risolti con tanta ostinazione, una buona dose di creatività e con un pizzico di fortuna. L’ostinazione, d’altronde, non mancava: il progetto che voleva trasformare l’Italia in un Paese ciclabile veniva gestito da Alessandro che in quel periodo viveva in Australia e da me che vivevo in Turchia.

Ridevamo del fatto che su Bikeitalia non calasse mai il sole perché gli dedicavamo ogni minuto in cui non dormivamo, da una parte all’altra del globo terrestre: quando Alessandro non era al computer c’ero io e viceversa. Fine settimana inclusi, feste comandate incluse.

I primi tempi furono molto duri: perché nel 2013 il boom della bicicletta era lontana, la narrazione era ancora tutta concentrata sulle competizioni, il cicloturismo era una roba da crucchi e il ciclismo urbano era per gli sfigati che non si potevano permettere la macchina.

La seconda versione del Logo di Bikeitalia
2017: restyling del logo di Bikeitalia

E poi c’erano i clienti: il ciclismo è un mondo strano. Le aziende del ciclismo erano ancora composte da artigiani che erano riusciti a crescere mettendo la bici giusta sotto i campioni giusti e ad assumere ex corridori professionisti: gente che conosceva benissimo le biciclette e poco altro. Nel 2014 quando incontravamo i direttori marketing delle aziende del settore ci chiedevano sbalorditi “un magazine online? Cioè senza la carta? No, grazie, noi quelle cose non le facciamo”, dicevano con un senso di pudore, come se gli stessi proponendo chissà quale zozzeria.

Era tutto in salita: le casse erano sempre vuote anche perché ogni euro che entrava lo reinvestivamo nel progetto. Ci vollero tre anni prima di riuscirci a pagare i primi ridicoli stipendi.

Il primo mockup di Bikeitalia
Il primo mock up di Bikeitalia per mobile

Da allora molto è cambiato, siamo nell’era dell’intelligenza artificiale e il perfino il mondo del ciclismo non riesce più a concepire un magazine cartaceo senza la propria controparte digitale.

Da allora molto è cambiato, Alessandro non è più parte della squadra e sono entrati Omar (l’instancabile divulgatore che vuole sconfiggere la sedentarietà in Italia attraverso l’uso della bicicletta) e Manuel (il direttore della testata giornalistica che la tratta come se fosse un figlio) e una dozzina abbondante di altre persone che hanno sposato il progetto e che un caro amico non molto tempo fa ha definito “un esercito di samurai”.

Molte delle cose che abbiamo fatto hanno dato dei risultati al di sopra delle nostre più rosee aspettative e il motivo è che abbiamo anche fatto una montagna di errori e abbiamo abortito a metà strada una miriade di progetti che ci hanno insegnato molto di più delle cose che abbiamo fatto bene e portato a termine.

Se il mondo delle bici ha fatto fatica a capirci, per rendere le cose più complicate ci abbiamo messo del nostro: affinché il nostro motto “Trasformiamo l’Italia in un Paese ciclabile” fosse credibile ci siamo inimicate molte persone sia a destra sia a sinistra. Abbiamo perculato e chiesto le dimissioni di non pochi potentissimi, abbiamo sbertucciato le aziende che si comportavano in modo poco etico e per questo abbiamo ricevuto non poche minacce di querela e lettere di avvocati per quello che abbiamo scritto.

Ma non abbiamo mai desistito e oggi, 10 anni dopo, siamo ancora qui a raccontarcela, in un paese in cui fare impresa è estremamente complicato e in cui solo il 5% delle aziende arriva a soffiare sulla decima candelina, in cui gli editori faticano a stare in piedi, figuriamoci a tenere la schiena dritta.

Il percorso fin qui è stato molto impegnativo. Ma siamo ciclisti e la fatica, il vento e gli acquazzoni non ci fanno paura. Siamo ciclisti e sappiamo che spesso le cose più difficili sono anche quelle che riservano maggiori soddisfazioni perché è al termine delle salite più lunghe e dure che si rivelano i paesaggi più incantevoli.

Oggi festeggiamo 10 anni vissuti con passione e il mio ringraziamento va a tutti i colleghi che in questi anni si sono uniti a noi per un tratto più o meno lungo del percorso.

Ma soprattutto il mio più sentito ringraziamento va a tutti voi che ci leggete, ci sostenete e che condividete con noi il sogno di trasformare l’Italia in un Paese ciclabile.

Prima o poi ce la faremo.

Insieme.

Commenti

  1. Avatar Junior ha detto:

    🚴🫴🥂 congratulazioni e vento in poppa

  2. Avatar Giuseppe ha detto:

    Complimenti e un sincero Buona Fortuna per il futuro, continuate cosi`!!!

  3. Avatar Francesco Stefano Melloni ha detto:

    bravi, pedaliamo con voi da 40 anni , ce la faremo a rendere l’Italia un paese ciclabile . FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta

  4. Avatar Elisa Gallo ha detto:

    Auguri a voi per il vostro impegno e questo bel passaggio e a tutt* noi per un’Italia davvero più ciclabile :)

  5. Avatar Bibi Bellini ha detto:

    Bravi!! Che possiate festeggiare altri 10 decennali!

  6. Avatar Domenico ha detto:

    A dir poco commovente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *