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Footbike: mobilità facile e coinvolgente anche per i ragazzi autistici

Footbike: mobilità facile e coinvolgente anche per i ragazzi autistici

Questa è una storia di genitori e figli. Di monopattini e, certo, di biciclette.

Maria Turra poco più di dieci anni fa cercava un mezzo di trasporto per la figlia allora adolescente, poco amante della bicicletta. A Maria, ciclista da sempre, questo rifiuto non andava giù. Cercando online qualcosa di più vicino possibile alla bici, si è imbattuta in un monopattino sportivo, più grande di quelli che aveva visto fino ad allora: la footbike.

Un mezzo che nasce nel 1994 in Finlandia come attrezzo di allenamento per lo sci di fondo. «In Italia – ricorda Maria – dieci anni fa c’era solo un gruppo di persone di Ivrea che usava la footbike. Io e mio marito abbiamo cercato di intensificarne l’uso in ambito sportivo. Siamo stati un po’ dei pionieri in questo senso. Abbiamo fondato nella mia cittadina, Turate (CO), l’associazione Footbike and Sport ASD, all’inizio tirando dentro una ventina di persone che poi hanno affiancato la footbike alle loro attività sportive».

Footbike foto di Footbike and sport ASD
Footbike foto di Footbike and sport ASD

Maria e le persone neurodivergenti

Nel frattempo Maria conosce alcune famiglie con ragazze e ragazzi neurodivergenti, tra cui molti con autismo. E lì per Maria la passione si è trasformata in impegno civile. «Non esagero se dico che alcuni di questi ragazzi anche grazie alla footbike sono diventati persone diverse. Come Stefano Colle, che oggi è istruttore di footbike. Oppure Nadia, una ragazza con la Prader-Willi, sindrome caratterizzata da obesità, debolezza muscolare e difficoltà di apprendimento. La mamma di Nadia era preoccupata perché la figlia non si muoveva mai.

Abbiamo provato a stimolarla con la footbike ed è stato amore a prima vista. Oggi Nadia è felicissima: se per percorrere un breve tratto di strada ci impiegava venti minuti, ora ce ne impiega due. Fa molta meno fatica perché il mezzo consente di dividere il proprio peso metà sulla pedana e metà a terra; non ha problemi a salire a bordo in quanto la pedana è alta soli cinque centimetri. E se al primo movimento non segue subito il secondo, con la bici cadi, con il monopattino sportivo no. Si impara dunque senza timori a stare in equilibrio e questo aiuta anche a passare con più facilità alla bicicletta. Continuando a guidare entrambi i mezzi. Come faccio io».

Tutti insieme al via

Footbike

Le due ruote di una footbike possono misurare dai 12 o 16 pollici della piccola ai 28 della grande, ma esistono anche modelli con entrambe le ruote di 28 pollici. Questo monopattino è dotato di freni, luce e campanello, dunque tutti i dispositivi di sicurezza per poter circolare in strada. Un mezzo assimilabile alla bici, ovviamente senza sella, cambio, corona e catena. Con il quale oggi si disputano anche delle gare. Un fenomeno in crescita. E quello che più ci piace è l’assenza di categorie “speciali”: è dimostrato, infatti, che in questo sport i ragazzi neurodivergenti hanno le stesse possibilità in classifica degli altri, partono alla pari con i ragazzi neurotipici.

Vincenzo e Ideabili: sport e lavoro per ragazzi disabili e autistici

All’In&Aut Festival – Inclusione e autismo, Maria ha portato tre footbike e in tanti hanno voluto provarle in quei tre giorni, dal 17 al 19 maggio 2024, nella piazza milanese dove giganteggia il Palazzo della Regione. L’abbiamo incontrata nello stand di Ideabili, un’associazione con sede a Milano e centri sportivi in cinque comuni della Città metropolitana che promuove inclusione sociale per ragazzi con disabilità o neurodivergenti attraverso lo sport e il lavoro.

Giorgio e Claudio Giacalone
Giorgio e Claudio Giacalone, figli di Vincenzo

Il fondatore di Ideabili è Vincenzo Giacalone, papà di Claudio, 18 anni e un disturbo dello spettro autistico. «L’associazione esiste da due anni e mezzo – racconta Vincenzo – sull’onda della mia esperienza personale, ma anche professionale: possiedo competenze specifiche nelle start up e nella riorganizzazione aziendale. Ho voluto mettere in piedi, non da solo, una struttura che consentisse alle famiglie e ai ragazzi di iniziare a muoversi in ambito sportivo e lavorativo. Con Maria ci siamo conosciuti durante il precedente In&Aut Festival, che è una bellissima occasione per fare rete. Le famiglie nel momento in cui ricevono una diagnosi di autismo non sanno cosa fare, chi contattare. Le strutture pubbliche hanno delle grandissime difficoltà. Noi cerchiamo di non farle sentire sole. Tornando all’incontro con Maria, subito abbiamo condiviso quanto i ragazzi neurodivergenti abbiano davvero una grande facilità all’utilizzo della footbike, già dalla prima volta che ci salgono».

I nostri figli in footbike. O in bici

Maria Turra e Mattia In&Aut Festival
Maria Turra e Mattia In&Aut Festival

«Anche mio figlio Claudio è un grande fan della footbike – continua Vincenzo –. A dispetto delle difficoltà motorie che lo accompagnano da sempre, va in bicicletta sin da bambino. Si sta preparando per partecipare all’Eroica, in Toscana, e spesso non riesco a stargli dietro. Ama la bici, ma appena vede la footbike ci sale sopra e non la molla più. La maggior parte dei ragazzi autistici hanno difficoltà a coordinare le gambe, quindi riteniamo che il monopattino sportivo sia anche uno strumento propedeutico alla bicicletta». Claudio non è l’unico figlio di Vincenzo: ci sono anche Alberto, strenuo difensore dei diritti dei ragazzi autistici, e Giulio, istruttore sportivo di Ideabili. Lo provochiamo: «Giulio, ma che papà hai?». E lui: «Te lo dico piano, così non sente: è proprio una grande persona!».

A proposito: abbiamo lasciato Matilde, la figlia di Maria, adolescente ostinata nel rifiuto della bici. Oggi Matilde è una donna e sulla footbike non è mai salita. Vive a Reggio Emilia e… non abbandonerebbe per niente al mondo la bicicletta, sua compagna quotidiana. Maria, in un modo o nell’altro, è riuscita nell’intento. Del resto lo avevamo scritto in apertura che questa è una storia di genitori e figli.

Foto in apertura di Footbike and Sport ADS

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