Benefici

Vincere i pensieri negativi e migliorare il benessere mentale con la bicicletta

Vincere i pensieri negativi e migliorare il benessere mentale con la bicicletta

Questa è la storia di come una bicicletta può diventare uno strumento di abilitazione, produrre benessere mentale e farci sentire meno soli.

Quando manca poco più di un’ora alla pedalata settimanale, nel gruppo WhatsApp di “CiclicaMente siamo noi” iniziano a fioccare messaggi: le nuvole che si addensano sulla città di Prato rischiano di impedire l’uscita; c’è chi prevede pioggia, chi ha sentito in lontananza un tuono. Nino tranquillizza gli animi e fuga ogni dubbio: per le 15, ora dell’appuntamento, il sole splenderà e trascorreranno un altro pomeriggio insieme all’aria aperta. Probabilmente lassù qualcuno li ama – e fa benissimo – perché una manciata di minuti prima di quell’orario il sole tornerà a splendere sulla città toscana.

La bicicletta produce benessere mentale

Siamo con Strato Illiano, per tutti Nino, e Zaira Inserillo, i due infermieri pedalatori, negli uffici del servizio pubblico di Salute mentale di Prato.

CiclicaMente: 03. I tre infermieri. Da sinistra: Zaira Inserillo, Strato Illiano (Nino) e Tania Pacini
CiclicaMente: I tre infermieri. Da sinistra: Zaira Inserillo, Strato Illiano (Nino) e Tania Pacini

Il direttore, Giuseppe Cardamone, psichiatra e psicoterapeuta, sa che Bikeitalia vuole dedicare un articolo alla loro attività sportiva e di socializzazione del giovedì pomeriggio e chiede di poterci dare il benvenuto prima di partire: «Questa iniziativa nasce nel 2019 all’interno del servizio da parte di due operatori che utilizzavano la bicicletta per le visite domiciliari e hanno avuto l’idea di usarla anche come strumento di condivisione di percorsi cittadini e di zone appena fuori Prato. In questo senso vedo la bicicletta non come strumento di riabilitazione, ma di abilitazione. Sulla bici i nostri pazienti fanno cose mai fatte prima. E insieme, in gruppo».

Un’occasione per stare finalmente meglio? «Per me l’espressione “benessere mentale” dovrebbe sostituire “salute mentale”, che è piena di ambiguità, perché indica al contempo sia gli obiettivi da raggiungere, sia l’insieme dei metodi e strumenti utilizzati per raggiungerli. Restiamo nel nostro caso: andare in bici è un’azione che produce benessere mentale».

CiclicaMente siamo noi
Maria Pia mostra il logo di “CiclicaMente siamo noi”, disegnato da Stefano

I due operatori a cui si riferisce il dottor Cardamone sono Nino e Tania Pacini, ideatori e promotori del gruppo. Oggi Tania, anche lei infermiera, è in pensione, ma senza “CiclicaMente” non sa stare e quindi all’appuntamento delle ore 15, sulla ciclopedonale in via Galilei, che ci porta a nord della città, arriva anche lei. Ci ritroviamo in quindici, tra i 30 e i 60 anni: i tre operatori, undici utenti del servizio di Salute mentale e chi scrive. Partiamo.

Costeggiando il Bisenzio

Quindici city bike su una ciclabile della «valle onde Bisenzo si dichina», scriveva Dante nella sua e nostra “Divina Commedia”. E proprio il fiume Bisenzio ci accompagnerà in tutti gli otto chilometri del percorso che faremo, tra il verde in cui ci si trova completamente immersi oltrepassato il centro città e il sole, che, come previsto da qualcuno, non ci lascerà più.

CiclicaMente
CiclicaMente: la bici come strumento di abilitazione

Mentre pedaliamo, Alberto racconta orgoglioso di essere stato l’ispiratore di questo gruppo. È lui che, vedendo Tania e Nino recarsi a casa sua in bici per le visite domiciliari, ha voluto provare. O meglio, è stato invitato dai due operatori a mettere finalmente il naso fuori da casa e salire in sella. Non è più sceso. «Questo nostro impegno settimanale – spiega Alberto – è un modo per fare gruppo e mettere in moto le gambe, stare all’aria aperta, sfruttare le ciclabili. È sicuramente un toccasana. Io da un po’ ho iniziato ad andare in bicicletta anche in altre occasioni». Gli fa eco Alessandro: «Per me si tratta di un’esperienza fondamentale. Credo lo sia per tutti noi che abbiamo questo tipo di patologie. La bicicletta mi aiuta molto a pensare in maniera positiva».

Una sosta nel parco

Qualcuno, invece, con la bici va in cerca di ispirazione. Vincenzo lavora da 22 anni in una azienda dove si produce acciaio. Ed è un poeta: «Uso la bicicletta anche da solo perché mi consente di andare nella natura e trovare stimoli per scrivere poesie. Sulla bici mi sento leggero».

CiclicaMente
CiclicaMente: la bici come strumento di abilitazione

Forse sarà anche per questo che ha scritto “Come una piuma”, una poesia che ci legge quando, a metà pomeriggio, come è consuetudine per il gruppo, ci fermiamo. Seduti sulle gradinate dell’Anfiteatro Santa Lucia, nel Parco degli Ulivi, ci si ristora (Tania ha portato tè e cantucci), ci si racconta come è andata la settimana, si fanno battute. Nel Parco ci raggiunge anche il papà di Daniele, uno degli utenti del servizio di Salute mentale di Prato e parte del gruppo “CiclicaMente”. Daniele non è più con noi: l’anno scorso ha deciso di mettere fine alla sua vita. Ma è nel ricordo di tutti. E la sosta diventa anche un modo per parlare ancora una volta di lui.

Si riparte

Di nuovo in sella. Destinazione Cavalciotto, una pescaia dell’undicesimo secolo, parte fondamentale del sistema idrico di Prato. La pendenza aumenta leggermente, ma Gabriele non sente la fatica. «Questa pedalata mi dà la carica – rivela –. Porta via il peso delle difficoltà della settimana. E della solitudine. Sono rimasto solo, lavoro, torno a casa, mi preparo da mangiare. Quando mi prende lo sconforto penso al gruppo, a Nino e mi tiro su. Bisogna avere grinta e fiducia in noi stessi. Io ce la sto mettendo tutta».

CiclicaMente

E ce la mette tutta quando fa sport Antonio. È capitano di una squadra che ha vinto quest’anno il campionato italiano di rugby, il primo in assoluto nell’ambito della salute mentale. Antonio ha un sorriso largo. È uno buono davvero. Ama da sempre la bicicletta e da qualche anno… Gullit. «È un cane, me lo ha regalato il mi’ babbo, milanista. Lo abbiamo chiamato così perché è un barboncino nero con i ricci. Oggi rischiavo di fare tardi perché ero seduto in poltrona, lui è salito, si è accovacciato e addormentato. Mi trasmette sempre un senso di serenità. Anzi, di più: ogni volta che dorme su di me mi addormento anche io. Come, appunto, prima di venire qui».

Nino che costruisce ponti

Parlerebbe ore di questi ragazzi l’infermiere Nino, 53 anni e un vero nome, Strato, che tradisce le sue origini campane. Insieme a Tania ha dato vita a questa attività. E a una vicinanza che va oltre l’orario di lavoro. Nino c’è sempre. È un punto di riferimento: incoraggia, cura ferite, crea occasioni. Un costruttore di ponti.

Avercene di Nino per il mondo! Lui si schermisce, dice che esageriamo e cambia discorso. Come? Parlando di biciclette: «Sono ciclista da quando avevo 37 anni. Volevo smettere di fumare e sapevo che un’attività fisica mi avrebbe aiutato. Un amico mi ha invitato ad andare in bici. Pensavo non facesse per me, invece ho raggiunto in poco tempo dei buoni risultati anche in percorsi impegnativi. Lavoravo già come infermiere nel campo della salute mentale e da lì a voler estendere questa passione agli altri è stato quasi automatico. La bici accorcia le distanze! E non mi basta mai: sono anche appassionato di footbike, il monopattino sportivo».

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Gli effetti di queste uscite in bici e delle altre che i “compagni di squadra”, come li chiama Nino, fanno ormai per conto loro nel corso della settimana, sono stati… misurati dai medici che li hanno in cura. «Pedalare è anche liberare la mente – prosegue Nino –, fa sì che i pensieri spesso persecutori di alcuni diminuiscano o spariscano del tutto. Libera ma aiuta anche a concentrarsi: quando pedaliamo la nostra attenzione è rivolta a quello che stiamo facendo, ascoltiamo il nostro respiro. E poi dà soddisfazione. Gli aspetti positivi si ripercuotono sul loro stato di salute. I medici psichiatri o psicologi hanno ridotto la terapia farmacologica di alcuni dei nostri. Ma il bello è che la sintomatologia e gli effetti collaterali del farmaco in qualche modo diminuiscono, come con quasi tutte le attività sportive». Sia chiaro, gli effetti positivi di questi anni in bici si ripercuotono anche su Nino, che ormai da un sacco di tempo ha smesso di fumare.

Aurora, la Polisportiva dell’inclusione

I componenti del gruppo “CiclicaMente siamo noi” sono tesserati, per questioni di assicurazione ma non solo, presso la Polisportiva Aurora di Prato, che da 30 anni ha l’obiettivo di integrare e includere diversità attraverso il calcio, la pallavolo, il rugby – la squadra di cui parlava Antonio – e dal 2019, appunto, anche con la bicicletta.

Zaira, l’altra infermiera, discreta e determinata, accompagnava fino a poco tempo fa gli utenti del servizio pubblico di Salute mentale in fitwalking, sempre con la Polisportiva Aurora. Un giorno si è fatta male a una caviglia. Ha provato la bicicletta, le è piaciuto: oggi insieme a Nino è la prima sostenitrice di questa iniziativa. E confessa: «“CiclicaMente” dà un grande impulso al mio lavoro quotidiano. Mi rendo conto dei miglioramenti di ciascuno più osservandoli qui fuori che dentro la struttura. E poi, diciamocelo, mi fa stare davvero bene fisicamente!».

La casa dov’è?

CiclicaMente

Parliamo con Nino e Zaira del loro impegno di andare oltre la semplice assistenza infermieristica domiciliare al ritorno. Il percorso è stato sempre pianeggiante, tranne piccole salite, che ora sono, ovviamente, diventate discese. Stiamo quasi arrivando al punto di partenza. Si torna a casa. A dire il vero, casa è dove si sta bene, dove si è se stessi. E allora tutto il pomeriggio ci siamo sentiti a casa.

Ci siamo scambiati racconti, suggestioni, prospettive. Ognuno a partire dalla sua diversità, ognuno a guardare le cose dalla sua unicità. Preziosa. Sempre.

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Commenti

  1. Avatar Rosalba Rosa ha detto:

    Complimenti Danilo, non so andare in bici, ma questo tuo racconto aggiunge un di più che sa di relazione, di natura, bellezza cura. Io faccio 5 km orari, talvolta 6, camminando camminando. Che bello! 🎈😊

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